Una rete in continua evoluzione che aumenta la propria capacità di cura

Emanuela Grasso1, Simone Esposito1, Marzia Filippetti1, Manuela Trerotola1, Giuseppe Feltrin2

1Ufficio Comunicazione; 2Direttore Generale
2Centro nazionale trapianti, Roma

Pervenuto il 3 dicembre 2025

Quarant’anni fa, l’11 novembre 1985, l’allora ministro della Sanità Costante Degan firmava il decreto che autorizzava in Italia il trapianto di cuore: subito dopo, il 14, l’équipe diretta dal Professor Vincenzo Gallucci realizzava a Padova il primo intervento in assoluto. Da lì, nel giro di nove giorni, altri trapianti di cuore vennero eseguiti a Pavia (il 18 novembre), Udine (il 22), Bergamo e Milano (il 23) e a Roma (il 24): l’inizio di una nuova era per la trapiantologia italiana.

Quarant’anni dopo, il nostro Paese è ai primi posti mondiali per tasso di trapianti cardiaci eseguiti. Nel 2024 nei 20 centri italiani autorizzati, ne sono stati realizzati ben 413 (7 per milione di abitanti): +13% rispetto al 2023, addirittura +38% rispetto al 2022. E nel 2025 il loro numero è in ulteriore aumento: nei primi 10 mesi dell’anno i trapianti di cuore sono stati 376, l’8,9% in più rispetto allo stesso periodo del 2024.

Dal 2002, ovvero da quando è entrato in funzione il Sistema informativo trapianti, quelli cardiaci sono stati oltre 7 mila: a ricevere un nuovo cuore sono stati in maggioranza pazienti uomini (74%), mentre tra le diagnosi prevalenti tra quelle che hanno portato al trapianto ci sono le cardiomiopatie primitive (51%) e post-ischemiche (24%). Ad oggi, è italiano il trapianto di cuore più longevo d’Europa, e uno dei più longevi al mondo: quello ricevuto da Gian Mario Taricco, che fu il secondo in assoluto realizzato nel nostro Paese. Taricco, allora ventenne, fu trapiantato a Pavia dall’équipe diretta dal Professor Mario Viganò il 18 novembre 1985: quel cuore nuovo, quarant’anni dopo, batte ancora nel petto del suo ricevente.

Negli anni, anche lo scenario delle donazioni è evoluto in maniera significativa. Il primo donatore di cuore, Francesco Busnello, di Treviso, vittima di un incidente stradale, aveva solo 18 anni. Nel 2002 l’età media dei donatori di cuore al momento del decesso era di poco più di 36 anni, e il donatore più anziano di quell’anno ne aveva 67. Nel 2024 l’età media era salita a quasi 48 anni, mentre il donatore più anziano ne aveva 77: circa un quarto dei donatori di cuore oggi ha più di 60 anni. Oggi, in oltre il 60%, la causa di decesso dei donatori è rappresentata dall’emorragia cerebrale. Proprio la maggiore capacità della Rete trapianti di segnalare le donazioni tra questo tipo di pazienti, anche in età più avanzata, e di utilizzare con successo questi organi, è alla base del significativo aumento dei trapianti di cuore registrato negli ultimi anni.

L’allargamento dei criteri di selezione dei donatori è legato anche all’ampliamento dei criteri di candidabilità dei riceventi: nel 2002 la loro età media era di 48 anni, oggi è di 52, mentre l’anno scorso il cardiotrapiantato più anziano aveva 76 anni contro i 68 di quello del 2002. Oggi è possibile dare un cuore nuovo a pazienti più avanti con l’età proprio perché l’efficacia della terapia del trapianto è sempre più evidente e sono cresciute le capacità cliniche della nostra Rete di gestire complicanze e comorbilità.

Un’altra decisiva innovazione che ha contribuito all’incremento dei trapianti è stata la possibilità di utilizzare i cuori dei cosiddetti “donatori a cuore fermo”, ovvero pazienti il cui decesso viene dichiarato con criteri cardiaci dopo un’osservazione di 20 minuti (all’estero invece sono mediamente 5-10 minuti). Dal 2023, anno del primo trapianto di cuore realizzato in Italia con questa modalità, gli interventi eseguiti sono stati già oltre 80, circa il 9% del totale, con risultati sovrapponibili ai trapianti eseguiti da donatore in morte cerebrale.

Ma le innovazioni non riguardano solo i trapianti di cuore. Proprio quest’anno grazie al lavoro congiunto del Centro nazionale trapianti (Cnt) e dell’Istituto superiore di sanità, è stato ottenuto dall’Agenzia italiana del farmaco (Aifa) il via libera all’utilizzo, a totale carico del Servizio sanitario nazionale, dei farmaci antivirali ad azione diretta anche per il trattamento immediato dell’infezione da virus dell’epatite C (HCV) dopo un trapianto di organo o di midollo. Questa decisione consentirà di impiegare organi e cellule staminali emopoietiche provenienti da donatori con infezione attiva da HCV anche su pazienti negativi in attesa di un trapianto: questo perché sarà possibile contrastare tempestivamente l’infezione eventualmente trasmessa col trapianto stesso con terapie ad altissima efficacia, salvaguardando sia la riuscita dell’intervento, sia la sicurezza e la salute complessiva del paziente.

Fino ad oggi gli organi di donatori con infezione attiva da HCV erano destinati quasi esclusivamente a riceventi affetti da epatite C cronica, anche se in attesa di organo diverso dal fegato, per un totale medio di 60-70 trapianti l’anno (30-35 di fegato, 25-30 di rene, circa 5 di cuore). Secondo le nuove indicazioni proposte dal Cnt e approvate dall’Aifa, sarà possibile avviare il trattamento antivirale su tutti i riceventi al primo eventuale riscontro di positività subito dopo il trapianto. Si apre così la possibilità di estendere l’utilizzo degli organi di questi donatori per tutti i riceventi. Il Cnt stima che sarà possibile realizzare circa 150 trapianti in più ogni anno, pari a un incremento del 4,4% rispetto al totale.

Come ha avuto modo di dichiarare il Professor Paolo Antonio Grossi, la delibera Aifa che ha dato il via libera all’utilizzo dei farmaci antivirali ad azione diretta per il trattamento dell’infezione da HCV eventualmente trasmessa dal donatore, con oneri a totale carico del sistema sanitario nazionale, allinea il nostro paese a quanto già avviene da anni negli Stati Uniti d’America e in tutti i paesi Europei dove l’utilizzo degli organi da donatori con infezione attiva da virus C dell’epatite è ormai prassi consolidata con risultati sovrapponibili a quelli ottenibili con l’utilizzo di organi da donatori senza infezione. La disponibilità dal 2014 dei nuovi farmaci per il trattamento dell’infezione da HCV, che garantiscono percentuali di successo superiori al 95%, ha infatti aperto la possibilità di utilizzare organi da donatori con infezione attiva da HCV in riceventi negativi con percentuali di eradicazione prossimi al 100% nella totalità delle casistiche pubblicate. Questa possibilità, prevista dalle linee guida del Consiglio d’Europa dal 2022 e dalle linee guida del Cnt dal 2024 consentirà di effettuare in sicurezza anche nel nostro paese diverse decine di trapianti in grado di soddisfare le necessità di un significativo numero di pazienti in lista d’attesa per il trapianto di organi quali cuore, polmoni, reni, pancreas e fegato. L’inizio del trattamento sin dalla prima positività nel ricevente consente infatti di ottenere la completa eradicazione dell’infezione da HCV qualora venga trasmessa.

La rete trapiantologia italiana, dunque, è in continua evoluzione e, proprio come insito nella scienza medica, costantemente attenta all’analisi dell’attuale per produrre nuove conoscenze e ampliare la possibilità di cura per i pazienti. Un’ulteriore conferma dell’eccellenza della nostra rete arriva dal confronto con i dati europei pubblicati nell’ultima edizione della Newsletter Transplant il rapporto annuale edito dal Consiglio d’Europa che mette in fila le cifre dell’attività di donazione e trapianto a livello internazionale. Il report, relativo al 2024, certifica che l’Italia è seconda tra i grandi Paesi europei per tasso di donazione: 29,5 donatori utilizzati per ogni milione di abitanti, dietro i 48 della Spagna ma davanti a Francia (28,3), Regno Unito (19,2) e Germania (10,9). Se allarghiamo lo sguardo a tutto il continente includendo anche i paesi più piccoli per abitanti e per attività di trapianto, davanti all’Italia – oltre alla Spagna – ci sono solo Portogallo (33,5 donatori per milione di abitanti), Repubblica Ceca (32), Belgio (31,7) e Croazia (29,8). Il nostro Paese regge bene il confronto anche per quanto riguarda l’attività di trapianto: è secondo a livello mondiale per quelli di fegato (28,8 trapianti per milione di abitanti), superato soltanto dagli Stati Uniti (31,8), e settimo per quanto riguarda il cuore (7).

I numeri del report europeo e quelli pubblicati dal Cnt testimoniano l’impegno costante della Rete nazionale e il valore di una collaborazione che coinvolge istituzioni, professionisti sanitari, volontari e cittadini. Tra gli elementi qualificanti del nostro sistema c’è certamente la capacità di ampliare il pool dei donatori, sia grazie a un lavoro estremamente efficace della task force nazionale di valutazione del rischio, che supporta i professionisti nelle rianimazioni, sia grazie alla crescita sempre più decisa della donazione a cuore fermo. I numeri del 2024, ma anche i dati preliminari del 2025 confermano la forza di un sistema che cresce nella complessità e nella capacità di risposta. Con una rete sempre più capillare, protocolli scientifici aggiornati e una costante attenzione ai bisogni dei pazienti, l’Italia rafforza la propria posizione tra i Paesi leader nel campo della donazione e del trapianto, rinnovando l’impegno di trasformare ogni donazione in una concreta possibilità di vita.

C’è poi un tema che è sempre al centro dell’azione del Cnt: la riduzione delle opposizioni nel nostro paese. Avere il consenso dei cittadini, infatti, è la conditio sine qua non per poter garantire la cura ai pazienti in lista d’attesa. I dati ci dicono che nel 2024 il tasso di opposizione sul totale delle dichiarazioni rilasciate ha raggiunto il 36,3%, quasi 5 punti in più rispetto al 2023; un trend che sembra confermarsi nei primi nove mesi del 2025, con un 60,3% di consensi e un 39,7% di opposizioni tra le dichiarazioni rese in Anagrafe. Resta inoltre consistente la quota di chi sceglie di non scegliere: 4 cittadini su 10, tra quelli che rinnovano la carta d’identità, preferiscono non esprimersi.

L’Ufficio Anagrafe è divenuto un luogo cruciale: il 99% delle dichiarazioni raccolte annualmente transita oggi dai Comuni. L’effetto di questa “rivoluzione” è stato ambivalente: da un lato, una visibilità senza precedenti e un grande volume di scelte registrate; dall’altro, astensioni elevate e un numero di dinieghi non trascurabile. In un sistema che si fonda sulla manifestazione esplicita di consenso o dissenso, senza misure di contenimento a livello informativo e comunicativo la “curva dei no” rischia di rafforzarsi.

Per indagare i motivi del sì, del no e il perché ci si rifugia nell’astensione il Cnt ha commissionato un’indagine demoscopica i cui risultati, disponibili nel 2026, saranno di aiuto a leggere la società di oggi e intercettarne i bisogni informativi.

Da sottolineare che la donazione di cellule staminali emopoietiche sta vivendo un trend positivo: gli iscritti attivi al registro dei donatori hanno superato nel 2024 per la prima volta quota 500 mila. Eppure, proprio tra i giovani persistono dubbi ricorrenti e falsi miti che frenano l’adesione e rendono sempre necessario un lavoro di chiarimento, rassicurazione e semplificazione dei percorsi. A questo scolo l’indagine sopracitata si concentrerà in modo esplicito sui giovani e indagherà conoscenze, percezioni e propensione alla donazione di midollo osseo, con l’obiettivo di individuare le leve motivazionali efficaci per trasformare l’interesse in iscrizioni reali al registro dei donatori.

I risultati di questa analisi saranno per il Cnt e per la rete trapiantologica, questo l’auspico, uno stimolo a impostare momento di informazione e comunicazione che incontrino i bisogni e le necessità dei cittadini. Il Cnt, infatti, è da sempre impegnato ad assolvere il dovere di rispondere alla necessità informazione e di trasparenza dei cittadini.

In quest’ottica si inserisce anche il restyling del sito istituzionale del centro (www.trapianti.salute.gov.it). Il processo di aggiornamento ha posto al centro i valori fondanti della comunicazione pubblica: trasparenza, accessibilità e qualità dell’informazione. Abbiamo lavorato affinché tutti i contenuti – dai dati ai materiali divulgativi, dalle procedure alle informazioni per i cittadini e pazienti – fossero presentati con la massima chiarezza, in un ambiente digitale che favorisce la consultazione, la comprensibilità e la piena inclusione degli utenti, in linea con gli standard di accessibilità previsti per i siti istituzionali. Rendere le informazioni facilmente reperibili e verificabili non è solo un obbligo normativo: è un impegno etico che incide direttamente sulla fiducia dei cittadini e sul sostegno consapevole al sistema trapiantologico nazionale.

Le principali innovazioni, curate dall’Ufficio Comunicazione, hanno riguardato la riorganizzazione della Home Page e della sezione dedicata ai cittadini, con l’intento di accompagnare l’utente in un percorso informativo più ordinato e orientato alla scelta consapevole a favore della donazione. In quest’area è stato inoltre introdotto un nuovo form online, pensato per gestire in modo più efficiente e tracciabile le richieste che giungono al nostro indirizzo dedicato (infocnt@iss.it), rafforzando così la trasparenza e la qualità del rapporto con il pubblico.

Parallelamente, sono state aggiornate le schede di approfondimento rivolte agli operatori dell’informazione, con particolare attenzione ai temi emergenti nel settore dei trapianti. Si tratta di contenuti dinamici, destinati a essere arricchiti nel tempo, con l’obiettivo di supportare un’informazione corretta e aggiornata su un ambito in costante evoluzione. Il nuovo sito valorizza inoltre la produzione audiovisiva del CNT, integrando più chiaramente i contenuti video diffusi settimanalmente attraverso i profili social istituzionali (Facebook, Instagram, LinkedIn, X e YouTube). Completano il quadro il rinnovamento della sezione dedicata alle fake news – un presidio fondamentale contro la disinformazione – e l’aggiornamento della pagina dedicata alle domande e risposte più frequenti.

Con questo intervento, il Cnt compie un passo avanti significativo nella costruzione di un ecosistema informativo più aperto, affidabile e vicino alle esigenze di cittadini, operatori sanitari e media. Una piattaforma digitale aggiornata non è solo uno strumento tecnologico, ma un presidio di trasparenza e responsabilità istituzionale, essenziale per sostenere una cultura della donazione sempre più consapevole e partecipata.

Indirizzo per la corrispondenza:
E-mail: comunicazione.cnt@iss.it