Donazione e trapianti: la reazione della Rete trapiantologica
al coronavirus

Massimo Cardillo

Direttore del Centro Nazionale Trapianti, Roma.

Pervenuto il 27 aprile 2020.

La Rete trapiantologica non si è mai fermata; neppure nei momenti più gravi della pandemia da coronavirus. I primi momenti sono stati i più critici soprattutto nelle regioni più colpite: Lombardia, Veneto, Piemonte, Emilia Romagna. Mentre gli ospedali riorganizzavano i percorsi e gli spazi per accogliere in sicurezza l’elevato numero di pazienti, molti degli operatori della Rete (dai rianimatori ai coordinatori agli infermieri) vedevano la loro giornata stravolta dal dramma che il Paese stava vivendo, e anche i loro luoghi e le azioni del quotidiano ridisegnate nell’ottica di rispondere all’emergenza. In quegli stessi momenti il Centro Nazionale Trapianti ha adottato alcune misure a tutela dei pazienti in attesa di trapianto e dei pazienti trapiantati, con l’obiettivo di mantenere l’attività e garantirne la sicurezza. Sin dalla fine del mese di febbraio, infatti, si è deciso di eseguire la ricerca del virus Covid-19 su tutti i donatori sia deceduti che viventi e di fare della positività del test un requisito di non idoneità, al fine di tutelare i pazienti in attesa di trapianto. Allo stesso modo ai pazienti trapiantati sono state date tutte le informazioni del caso perché potessero utilizzare correttamente i dispositivi di prevenzione individuale, quali le mascherine, e adottare comportamenti corretti. Agli ospedali è stato richiesto di organizzare percorsi di sicurezza, covid-free, per i pazienti da sottoporre a trapianto e trapiantati, al fine di limitare le possibilità di contagio.

A qualche mese di distanza possiamo affermare che, nella cornice disegnata da uno scenario mai vissuto in precedenza, le misure adottate hanno dato i loro effetti. In particolare quello a cui abbiamo assistito è stata una prova di forte tenuta e maturità del sistema trapiantologico italiano e della sua capacità di essere rete. Ogni settimana tutti i partecipanti alla “Consulta Tecnica per i Trapianti” si sono incontrati su piattaforme virtuali per monitorare la situazione e lo stato della Rete e dei pazienti, da nord a sud. In queste sessioni di confronto, è stato possibile acquisire informazioni, elaborare nuove conoscenze, ma anche gestire le criticità con uno sguardo più ampio. Un esempio esemplificativo ne sia la collaborazione tra i centri di trapianto, che ha permesso di effettuare gli interventi anche in pazienti afferenti a centri situati nelle regioni più colpite dall’emergenza Covid, e per questo impossibilitati a svolgere l’attività.

Va sottolineato l’impegno e lo sforzo profuso per non bloccare la mobilità dei pazienti, delle equipe, degli organi, delle cellule staminali ematopoietiche in un momento in cui l’Italia, prima, l’Europa e il Mondo poi riducevano drasticamente la possibilità di movimento delle persone. Anche in questo caso, possiamo oggi affermare che non c’è stato nessun caso di paziente che non abbia ricevuto le cure a cui aveva diritto, nonostante l’emergenza. Lo ha dimostrato, tra tutti, il lavoro di coordinamento internazionale per far arrivare nel nostro Paese o per far partire dal nostro Paese, cellule staminali ematopoietiche di donatori compatibili, un caso non raro per questo tipo di trapianti. Nella gestione di queste criticità, va sottolineata la grande collaborazione che la Rete ha ricevuto da parte del Ministero dell’Interno e delle Forze dell’Ordine.

Il Centro Nazionale Trapianti e la sua centrale operativa (CNTO) non hanno mai smesso di lavorare, anche in modalità di lavoro agile laddove possibile, per garantire il coordinamento della Rete e lo svolgimento della attività.

La tenuta della Rete è stata confermata dai dati pubblicati in occasione della Giornata nazionale della donazione di organi e tessuti: dall’inizio dell’emergenza i donatori di organi utilizzati sono stati 127, contro i 166 dello stesso periodo dello scorso anno (27 febbraio-16 aprile). Una diminuzione del 23,5%, inevitabile data la forte pressione sulla Rete delle terapie intensive che la pandemia ha determinato, costringendo gli ospedali a ridisegnare i percorsi delle patologie tempo-dipendenti. Più contenuto, invece, il calo dei trapianti: durante la pandemia sono stati 362 (-16,8% rispetto alle stesse settimane del 2019), ma la Rete è riuscita a mantenere sostanzialmente attivi anche i centri trapianto degli ospedali più impegnati nella cura dei pazienti Covid-19, da Bergamo (dove nei giorni del picco è stato addirittura effettuato un trapianto di polmoni) fino agli ospedali milanesi e a Torino, dove sono stati trapiantati anche reni di donatori svizzeri che rischiavano di rimanere inutilizzati a causa della sospensione dei trapianti nella Confederazione elvetica. Il trapianto da donatore vivente ha subito una diminuzione maggiore, in quanto l’attività è stata sospesa in molti centri, soprattutto nel periodo di maggiore recrudescenza della pandemia. Il confronto con altri Paesi esteri dimostra comunque come la Rete italiana abbia retto bene di fronte agli effetti della pandemia da Covid-19: persino la Spagna, nazione leader mondiale per attività di donazione e trapianto, ha avuto cali molto superiori, fino all’80% dell’attività, e nel Regno Unito e negli Stati Uniti l’attività è dimezzata.

Al momento il bilancio italiano del 2020 resta complessivamente positivo (+3%), rispetto al 2019, grazie alla forte crescita dell’attività che si era registrata tra gennaio e febbraio.

È stata mantenuta anche l’attività di donazione di tessuti, mentre si è registrato un sensibile calo del numero dei trapianti di cornea, in quanto l’attività è stata sospesa in molti ospedali, essendo considerata non urgente. Questo ha determinato un intervento del Ministero, teso ad evidenziare la non procrastinabilità di questi interventi, che sono comunque legati alla disponibilità di una cornea donata.

Anche i trapianti di cellule staminali ematopoietiche hanno registrato, per il primo trimestre dell’anno, degli ottimi risultati. Nonostante la pandemia e le grandi difficoltà di movimentazione delle cellule donate, i risultati segnano, infatti, un miglioramento rispetto allo stesso trimestre dello scorso anno: da 196 trapianti si è passati a 236 (+20,4%); da segnalare che di questi 188 sono stati realizzati grazie a cellule di donatori esteri e 48 da donatori italiani. Qualche preoccupazione desta la riduzione del numero di nuovi donatori reclutati per il programma, motivata principalmente dalla impossibilità di condurre le consuete iniziative di sensibilizzazione e reclutamento “outdoor” da parte delle associazioni, ma anche dal timore che molti potenziali donatori hanno manifestato nel recarsi presso gli ospedali per essere sottoposti al prelievo per la tipizzazione tissutale. È prioritario che in futuro vengano identificate nuove modalità di reclutamento, che possano vicariare quelle non più utilizzabili, e garantire il necessario ricambio nella composizione del registro italiano.

Per quanto riguarda la procreazione medicalmente assistita, le procedure non urgenti sono state prudenzialmente sospese in tutte le regioni, mantenendo attive le attività di conservazione dei gameti in pazienti oncologici da sottoporre a terapia anti-tumorale.

L’impatto della pandemia sui trapianti era immaginabile ma non era scontato che il sistema riuscisse a tenere e a continuare a garantire il trapianto dei pazienti in lista d’attesa. Il merito è dello sforzo straordinario che stanno compiendo tutti gli operatori sanitari della rete trapiantologica, quasi tutti contemporaneamente impegnati anche nell’assistenza ai pazienti con covid-19 ricoverati nelle rianimazioni e nei reparti.

In un momento così delicato, mentre la Rete dava al Paese questo tipo di risposte, abbiamo voluto, ancora con più forza, sostenere e diffondere la cultura della donazione di organi, tessuti e cellule nel nostro paese. Proprio in occasione della Giornata nazionale, che quest’anno è stata celebrata con una modalità del tutto inedita, abbiamo chiesto a tutti gli operatori di diventare protagonisti e invitare gli italiani ad esprimersi a favore della donazione. È stata lanciata la campagna “Io faccio la mia parte. Tu puoi fare la tua! Dì sì alla donazione di organi e tessuti”.

In una piazza virtuale più di 150 operatori della Rete trapiantologica hanno rinnovato l’invito ai cittadini ad esprimersi a favore della donazione; alcuni di loro sono diventati protagonisti di questa agorà con il racconto delle tante donazioni e dei numerosi trapianti che sono stati fatti durante l’emergenza sanitaria. La risposta degli operatori della Rete è stata, ancora una volta, di grande partecipazione ed è stata di volano per altre iniziative virtuali sui territori che hanno visto coinvolti, oltre agli operatori, i volontari, i cittadini che in decide di migliaia hanno scaricato il tesserino della Campagna da firmare e tenere con sé in attesa di poter dichiarare la propria volontà al Comune, alla Asl o di diventare un socio AIDO.

Con lo stesso impegno stiamo già preparando, cogliendo le sfida di creare nuove piazze virtuali, “Match it now”, la settimana dedicata alla sensibilizzazione e al reclutamento di donatori di Cellule staminali ematopoietiche. Nei prossimi mesi, infatti, sarà fondamentale continuare a garantire i percorsi di sicurezza per i donatori già individuati e di continuare a reclutarne e tipizzarne di nuovi.

I mesi trascorsi e l’emergenza nella quale abbiamo dovuto reagire hanno fatto da cartina di torna sole della Rete trapiantologica e del sistema sanitario nel quale essa opera. Lavorare in condizioni non ordinarie ha fatto emergere con chiarezza quali siano i punti di forza della nostra rete e quali gli elementi su cui lavorare e su cui programmare i prossimi anni. Gli eventi che hanno caratterizzato la pandemia da Covid-19 ci hanno anche ricordato quanto siano importanti il sostegno e gli investimenti nel settore della sanità pubblica, in modo che questa possa svolgere in modo ottimale il ruolo cruciale che le compete nella gestione di eventi così drammatici per tutta la popolazione.