Programma Nazionale Donazione di Organi 2018-2020
Documento della Consulta tecnica permanente per i trapianti
e del Centro Nazionale Trapianti dell’Istituto Superiore di Sanità,
condiviso con le Società Scientifiche e con le Associazioni di Volontariato*

Nella seduta del 14 dicembre 2017, la Conferenza Permanente per i rapporti tra lo Stato, le Regioni e le Province Autonome di Trento e di Bolzano ha adottato il programma nazionale per aumentare le donazioni di organi nel triennio 2018-2020. L’obiettivo principale di questo documento di indirizzo è lo sviluppo dell’attività di donazione nel suo complesso, attraverso la messa in atto di standard minimi organizzativo-gestionali condivisi e applicati in ciascuna Regione e Provincia Autonoma.
Il piano promuove anche l’adozione di criteri ed indicatori di qualità ad hoc per misurare e verificare l’efficienza del processo di donazione di organi e tessuti; tale processo è un’attività istituzionale delle strutture sanitarie e obiettivo essenziale dei Servizi Sanitari Regionali. Le raccomandazioni organizzative contenute nel documento puntano a descrivere i diversi livelli di governance coinvolti nel processo di donazione (coordinamenti regionali e ospedalieri), definendone nel dettaglio ruoli, funzioni e competenze. Particolare attenzione è posta all’individuazione di standard minimi e organizzativi applicabili a ciascun ospedale per identificare e segnalare il potenziale donatore nei reparti coinvolti (come i pronto soccorso, rianimazione/terapia intensiva, stroke unit, sale operatorie, ecc.).
Con l’adozione di questo programma la Rete Nazionale Trapianti rafforza e uniforma sull’intero territorio nazionale l’individuazione del potenziale donatore e la segnalazione dello stesso; questi due aspetti rappresentano, infatti, il punto più critico dell’intero processo.
Di seguito pubblichiamo il Programma Nazionale Donazione di Organi 2018-2020.

Premessa
La donazione di organi costituisce il presupposto e il limite per offrire, nell’ambito del Servizio Sanitario Nazionale (SSN), alle migliaia di cittadini italiani, affetti da gravissima insufficienza d’organo e in lista di attesa di trapianto, un trattamento insostituibile ed efficace, anche nell’urgenza salva-vita. Finalità precipua della Rete Nazionale Trapianti è l’incremento del numero e della qualità delle donazioni di organo a favore dei pazienti in attesa di trapianto, nella garanzia dei principi etici, del rispetto della normativa e dei criteri clinici di sicurezza e qualità di buona medicina, come attività sostenibile, efficace ed efficiente di tutti i Servizi Sanitari Regionali (SSR) nell’ambito del SSN.
L’attuale organizzazione della Rete ed il suo funzionamento rappresentano il frutto di un progressivo sviluppo del sistema che, nel tempo, si è adeguato per affrontare le importanti sfide poste dal nuovo assetto istituzionale intervenuto con la revisione del Titolo Quinto della Costituzione, dall’evoluzione organizzativa dei sistemi sanitari regionali e dall’integrazione europea, riuscendo comunque a garantire una elevata qualità del sistema donazione-trapianto e dei livelli assistenziali.
Di recente, con la Direttiva 2010/53/UE, recepita dalla legge 24 dicembre 2012, n. 228 (articolo 1, comma 340 della legge di stabilità 2013, recante le modifiche alla legge 1 aprile 1999, n 91) e dal decreto ministeriale di attuazione del 19 novembre 2015, la sicurezza e la qualità del processo di donazione e trapianto costituiscono un obiettivo prioritario della Rete Nazionale, sulla base di una metodologia comune incentrata sull’integrazione strutturale, metodologica e funzionale dei diversi livelli di “governance” del sistema, con l’obiettivo prioritario di ottimizzazione ed omogeneizzazione delle attività sulla base di un continuo miglioramento della qualità in tutte le fasi del processo di donazione e trapianto.
In tal senso, il decreto ministeriale 19 novembre 2015, ridefinendo la Rete Nazionale su tre livelli, nazionale, regionale e locale (ospedaliero), nell’ottica di considerare il “reperimento” quale “processo” finalizzato a rendere disponibili gli organi oggetto di una donazione (art .3, comma 1 , lettera j), ha previsto che siano “organismi di reperimento” non solo le strutture sanitarie per i prelievi, previste dall’art. 13 della legge 91/1999, ma anche i livelli di coordinamento previsti dalla legge 91/1999, ovvero i centri regionali e interregionali, il coordinatore locale (articoli 10, 11 e 12 della legge 91/1999), puntando, in particolare, alla valorizzazione dei coordinamenti ospedalieri (articolo 4, comma 4, del decreto ministeriale 19 novembre 2015), quale livello locale della Rete Nazionale Trapianti finalizzato ad assicurare la “governance” del processo di donazione.
Attualmente, i risultati delle donazione di organi da donatori in “morte encefalica (ME)”(accertamento di morte con criteri neurologici, DBD), giunti a livelli di eccellenza europea come frutto dell’attività della Rete Nazionale, sono oggi mantenuti relativamente stabili in termini numerici, ma non più in crescita, nonostante il radicale cambiamento epidemiologico, di eziologia ed età dei pazienti con lesione cerebrale acuta trattati nei reparti di rianimazione/terapia intensiva. In molti Paesi, lo sviluppo di programmi di donazione di organi in soggetti deceduti per arresto cardiocircolatorio e sottoposti ad accertamento di morte con criteri cardiologici (DCD) ha determinato l’aumento del numero di donatori. Pertanto, in Italia, l’implementazione del programma di donazione a cuore fermo ha una valenza strategica, nonostante le difficoltà legate al prolungato tempo di accertamento di morte con criteri cardiaci (20 minuti) e le problematiche legate alla limitazione/sospensione dei trattamenti non efficaci nel “fine-vita” in rianimazione/terapia intensiva.
A livello nazionale, vi è una notevole disomogeneità regionale dovuta sia al tasso di opposizione alla donazione che al numero di segnalazioni al Sistema Informativo Trapianti di decessi con gravissime lesioni cerebrali in rianimazione/terapia intensiva e accertamenti di morte con criteri neurologici, che identificano il presupposto e il punto di inizio della donazione di organi da donatori in morte encefalica (DBD).
Analogamente, esistono differenze e criticità organizzative della Rete (centri regionali, coordinamenti ospedalieri, terapie intensive centri trapianto, servizi) che non risultano efficacemente affrontabili e risolvibili in ambito locale.
In Italia è possibile raggiungere e mantenere livelli eccellenti di donazione con modelli ben integrati nel SSR e supportati dall’Amministrazione Regionale. Tuttavia, in molte regioni, i risultati sono inferiori alle potenzialità stimate e i Centri Regionali per i Trapianti hanno difficoltà nel dimostrare l’importanza di un sistema organizzativo efficiente e nell’ottenere le risorse indispensabili per mettere in atto un appropriato modello organizzativo. D’altra parte, i modelli più efficienti non possono essere facilmente replicati per le evidenti differenze regionali in termini organizzativi e strutturali (posti letto, medici ed infermieri nei reparti di rianimazione e di terapia intensiva, criteri per la intensità di cura, rete della emergenza) e di management dei maggiori percorsi clinico-assistenziali per acuti (gravi cerebrolesioni, gravi insufficienze cardiocircolatorie, stroke, trauma, gravi insufficienze d’organo).
È tuttavia necessario che la donazione di organi sia obiettivo essenziale di tutti i SSR, definendone criteri omogenei di valutazione in termini di qualità, efficacia e di efficienza. Si ritiene, quindi, strategico proporre un programma nazionale per la donazione di organi che sia in grado di facilitare l’implementazione di modelli sostenibili ed efficienti nelle Regioni e nelle Province Autonome di Trento e Bolzano, assicurando standard minimi organizzativi e metodologici all’interno di un percorso di miglioramento della qualità basato su una metodologia condivisa e con obiettivi raggiungibili nel concreto nell’ambito del triennio 2018-2020.
Primo atto del programma nazionale è, quindi, la condivisione con le Regioni e le Province Autonome di Trento e Bolzano del presente documento che intende fornire indicazioni per il miglioramento dei livelli regionali ed ospedalieri di coordinamento del procurement di organi e tessuti, quale sviluppo attuativo e di adeguamento del sistema in base a quanto previsto dal decreto ministeriale del 19 novembre 2015, dalla legge 91/199 e s.m.i. e dai successivi Accordi Stato-Regioni (ASR) del 2002 e del 2011.
Il documento di programma è il risultato della condivisione e revisione critica, nell’ambito del gruppo di lavoro della Consulta tecnica permanente per i trapianti inerente al Modello Nazionale di Donazione di Organi (MoNDO), dell’esperienza maturata in quindici anni di attività della Rete Nazionale Trapianti e dei differenti modelli regionali ed interregionali. Il documento e le raccomandazioni prodotte sono stati condivisi dai soggetti coinvolti nel processo di donazione e, in particolare, dalle Società Scientifiche e dalle Associazioni di volontariato che fanno parte della Consulta tecnica permanente per i trapianti.

Documento di indirizzo
Obiettivi
Il presente documento ha la finalità di definire standard minimi organizzativi e metodologici per un sistema regionale sostenibile ed efficiente in grado di incrementare il livello di donazione di organi in tutte le Regioni o Province Autonome di Trento e Bolzano per raggiungere risultati accettabili in ambito nazionale ed europeo e comunque adeguati alle necessità di cura dei propri cittadini affetti da gravissime insufficienze d’organo.
L’obiettivo finale consiste nel fornire standard minimi finalizzati alla progressiva messa in pratica di metodologie comuni e uniformi atte a:
• definire un linguaggio comune e sistemi di monitoraggio omogenei;
• identificare e implementare “buone pratiche” organizzative, cliniche e amministrative;
• articolare alcuni aspetti organizzativi e competenze sanitarie secondo la normativa vigente, sulla base delle esperienze nazionali ed internazionali finalizzate all’efficienza e qualità del processo di donazione e trapianto di organi;
• identificare il processo di donazione come una possibile e ben definita articolazione di PDTA per acuti;
• utilizzare percorsi di miglioramento della qualità inerenti tutte le fasi del processo di donazione;
• attuare l’analisi dei dati, raccolti sulla base della vigente legislazione, inerenti agli aspetti clinico-assistenziali, socio-sanitari, etici ed organizzativi nonché delle criticità e delle possibili innovazioni inerenti al processo di donazione di organi;
• implementare sistemi nazionali e regionali di auditing e di formazione continua basati su criteri omogenei.

Principi generali
a. La donazione di organi è attività istituzionale delle strutture sanitarie e obiettivo essenziale dei SSR.
b. La donazione di organi è compito ordinario delle rianimazioni/terapie intensive e dell’ospedale, come atto medico di valore etico e terapeutico successivo all’accertamento di morte con criteri neurologici (morte “encefalica”) o cardiaci (arresto cardiocircolatorio), finalizzato al trapianto dei soggetti con gravissima insufficienza d’organo.
c. La donazione di organi, frutto di una scelta libera e consapevole, deve essere incoraggiata e onorata. I cittadini devono essere informati e la percezione dell’assistenza sanitaria deve essere la più alta possibile. Le Regioni e Province Autonome di Trento e Bolzano, devono, quindi, mettere in atto una precisa strategia d’informazione e di sensibilizzazione in cooperazione con le Associazioni di volontariato, le Società scientifiche e gli organismi istituzionali del SSN. Al fine di chiarire e valorizzare il rapporto tra qualità della cura e donazione degli organi, le Regioni e le Province Autonome di Trento e Bolzano danno risposta alla necessità di formazione e informazione rispetto all’impegno culturale, civile e medico di operatori e cittadini nella presa in carico delle cure di fine vita in ospedale.
d. L’attività di donazione di organi viene organizzata e valutata dai SSR sulla base di standard di governo clinico condivisi e criteri ed indicatori di qualità omogenei.
e. Le Regioni e le Province Autonome di Trento e Bolzano, nell’ambito delle attività di programmazione e indirizzo, definiscono obiettivi di donazione ad incremento o mantenimento dei livelli di donazione di organi e tessuti per i Direttori Generali dei singoli ospedali.

Sostenibilità economica
a. La Donazione di organi è obiettivo sostenibile dei SSR sulla base di un sistema di remunerazione omogeneo e indicatori di attività.
b. È auspicabile una revisione dell’attuale sistema di remunerazione che dovrebbe basarsi su criteri omogenei nonché tener conto delle attività di donazione degli organi. È, altresì, auspicabile che le fasi del processo di donazione, quali l’accertamento di morte con criteri neurologici, la valutazione e mantenimento del soggetto con potenzialità di donazione, il prelievo degli organi, le tecniche speciali di preservazione degli organi, siano opportunamente tracciate nella scheda di dimissione ospedaliera (SDO) anche al fine di poterle valorizzare in termini economici.
c. È opportuno, altresì, che le Regioni e le Province Autonome di Trento e Bolzano predispongano un finanziamento per le strutture e la rete organizzativa del sistema regionale di donazione e trapianto; la valorizzazione economica del processo di donazione e il finanziamento che ne deriva devono poter contribuire al conseguimento degli obiettivi specifici ed utilizzati in particolare per il potenziamento dell’attività di procurement in termini di personale, dotazioni strumentali e supporto logistico.
d. Il sistema di remunerazione deve poter tener conto di eventuali costi aggiuntivi a carico dell’azienda che concorrono al processo di donazione, dai coordinamenti locali, alle rianimazioni/terapie intensive, ai laboratori, ai trasporti, ecc.
e. Il processo di donazione degli organi, a partire dalla fase di accertamento di morte ed identificazione del soggetto con potenzialità di donazione, è indicatore di qualità e di eccellenza della struttura sanitaria.

Indicatori di qualità
Il processo di donazione e il trapianto di organi è parte dei Livelli Essenziali di Assistenza (LEA): per attuare a livello regionale e nazionale il controllo e la misura di efficienza del processo, il Centro Nazionale Trapianti (CNT) promuove l’utilizzo di criteri ed indicatori di qualità ad hoc anche nei sistemi di monitoraggio dei LEA vigenti.
I due criteri di qualità essenziali per la donazione di organi sono:
1. la donazione di organi è attività istituzionale delle strutture sanitarie e obiettivo essenziale dei SSR;
2. tutti i soggetti che presentano i criteri di ME devono essere sottoposti ad accertamento con criteri neurologici (il sistematico accertamento di morte con criteri neurologici di tutti i soggetti in ME non costituisce solo un fattore di aderenza alla norma di legge ma, altresì, un indice di “best practice” e di qualità dell’assistenza ospedaliera).
Gli indicatori di qualità individuati nell’Allegato II saranno sottoposti a periodica verifica, integrazione e miglioramento in relazione alla possibilità di acquisizione dei dati da parte di tutte le Regioni e le Province Autonome di Trento e Bolzano. In particolare, sarà tenuta in considerazione la possibilità di comparazione dei dati a livello europeo. Si ritiene di suggerire anche ulteriori monitoraggi e indicatori già validati in ambito italiano o europeo (Progetti DOPKI, ODEQUS e ACCORD). In una prima fase, si dovrebbe considerare, in particolare, il processo di donazione in soggetti con accertamento di morte con criteri neurologici; tuttavia è necessario che le Regioni e le Province Autonome di Trento e Bolzano raccolgano parallelamente e, in modo sistematico, dati prospettici con lo scopo di individuare percorsi per l’attivazione, ovunque sia possibile, anche di programmi di donazione a cuore fermo.

Raccomandazioni organizzative
Vengono distinti due livelli organizzativi:
1. livello regionale
2. livello ospedaliero.

Livello regionale
Governance
a. Sono utilizzate, per il processo di donazione, le regole del governo clinico in riferimento alla cura dei pazienti con gravissime insufficienze d’organo;
b. è strategica la condivisione degli obiettivi, dei metodi, della programmazione delle risorse e dell’analisi dei risultati in base alla sostenibilità e al potenziale di attività; a tal fine i due organismi di governance regionali, previsti dalla legge 91/99, il Centro Regionale per i Trapianti e il Comitato Regionale Trapianti, operano, nel concreto, in modo sistematico e con programmazione annuale in collaborazione con l’amministrazione regionale (definizione del fabbisogno e degli strumenti operativi, ruolo delle singole strutture sanitarie, valutazione dei risultati e delle criticità, ricerca ed innovazione, ecc.).

Il Centro Regionale Trapianti
c. Il Centro Regionale per i Trapianti (CRT), di cui all’articolo 10 della legge 1 aprile 1999, n. 91, è coordinato dal Coordinatore Regionale, previsto dall’articolo 11 della medesima legge, e svolge le funzioni di coordinamento di cui alla sopra citata normativa e la funzione di “organismo di reperimento” di organi, come definito dall’articolo 3, comma 1, lettera k), del decreto ministeriale 19 novembre 2015. Trattandosi di attività e funzioni che interessano molteplici professionalità, il CRT deve potersi avvalere di una equipe multidisciplinare e deve essere dotato di specifiche risorse dedicate, sia tecnologiche che di personale, in grado di garantire h24 e 365 giorni all’anno il coordinamento dei processi di donazione (anche on-line), il supporto alle rianimazioni/terapie intensive e il raccordo con il CNT Operativo, le strutture e le second opinion regionali e nazionali;
d. il CRT assicura la “governance” del sistema regionale attraverso: la programmazione regionale delle attività di donazione e trapianto; i rapporti istituzionali sia regionali che nazionali; l'applicazione dei programmi di qualità e di governo clinico, regionali e del CNT; la gestione regionale dei dati, delle azioni di miglioramento e allineamento indicate dal CNT, del rischio clinico, della formazione, dell'applicazione dei programmi di innovazione, ricerca e sviluppo;
e. nell’articolazione organizzativa del CRT (Accordo Stato-Regioni 13 ottobre 2011), devono essere presenti, oltre al Coordinatore Regionale, il personale e le competenze professionali (medici, biologi, infermieri, ingegneri gestionali, ecc.) necessarie a consentire lo svolgimento dei compiti, tra cui almeno una figura amministrativa dedicata. Il personale e le risorse del CRT devono essere proporzionali al volume di attività atteso secondo criteri oggettivi di efficienza, in relazione al potenziale di donazione e trapianto di organi e tessuti della Regione o Provincia Autonoma e valutati annualmente in base ai risultati ottenuti;
f. al Coordinatore Regionale sono assegnati, dalla Regione o Provincia Autonoma, obiettivi gestionali e di risultato il cui raggiungimento è valutato annualmente sulla base di indicatori condivisi. La valutazione avviene mediante auditing periodico che può essere condotto anche in collaborazione con il CNT e con l’apporto di esperti indicati dalla Consulta Tecnica Nazionale Trapianti, in collaborazione con le Società Scientifiche e Associazioni ivi rappresentate. Il raggiungimento degli obiettivi minimi definiti è prerequisito per la conferma nel ruolo di Coordinatore Regionale.

Funzione Operativa del CRT
g. Nell'ambito della propria funzione operativa il CRT:
1. si avvale di specifiche professionalità che garantiscono e coordinano H24 l’intero processo di donazione e trapianto (procurement, allocazione organi, liste di attesa, logistica) e cura i rapporti con il CNT Operativo;
2. può avvalersi di una figura o di più figure, in ambito territoriale regionale o sub-regionale (area vasta, macroarea), subordinate al Coordinatore Regionale, dedicate ai percorsi della donazione attraverso rapporti strutturati con coordinamenti ospedalieri, rianimazioni e terapie intensive, area critica, ecc.;
3. può avvalersi di una o di più figure analoghe dedicate ai percorsi riguardanti i programmi relativi all’attività trapiantologica di organi e di tessuti.
h. Le professionalità di cui al punto 1) del precedente paragrafo sono costituite da personale (medici, biologi e infermieri) con formazione specifica e numericamente adeguato, che agisce nel rispetto di procedure regionali e di linee guida condivise dalla rete nazionale. Il personale non medico opera con la supervisione dei medici del CRT;
i. In presenza di particolari condizioni epidemiologiche o organizzative, le regioni possono avvalersi, con esplicita e motivata richiesta, del supporto operativo del centro nazionale trapianti.

Il Comitato Regionale Trapianti
I. Il Comitato Regionale Trapianti, previsto dall’articolo 11, comma 2, della legge 1 aprile 1999, n. 91, rappresentativo di tutte le aree di attività della rete regionale della donazione e del trapianto, coadiuva il Coordinatore Regionale Trapianti nell’elaborazione della strategia regionale, tenendo conto degli indirizzi della rete nazionale e della programmazione sanitaria della Regione;
II. annualmente, le Regioni e le Province Autonome di Trento e Bolzano, avvalendosi del Coordinatore Regionale e del Comitato Regionale Trapianti, elaborano e trasmettono al CNT un Documento Programmatico con indicazione degli obiettivi (donazione e trapianto) degli strumenti clinico-organizzativi, del sistema di Quality Assurance (indicatori, monitoraggio e audit), dei programmi di formazione e ricerca. Elaborano, inoltre, un report delle attività e dei risultati, con analisi delle criticità.

Sistema Informatico e Programma di Qualità
j. Il CRT deve essere in grado di acquisire e fornire, in tempo reale, i dati clinici e organizzativi inerenti ai soggetti con potenzialità di donazione, utilizzando sistemi informatici interfacciabili con le rianimazioni/terapie intensive, ai centri di trapianto, ai laboratori e il CNT Operativo. In particolare, ciò riguarda i dati inerenti a tutte le tappe del processo di donazione, preservazione e trasporto degli organi e alla segnalazione tempestiva degli eventi avversi;
k. la Regione deve assicurare le risorse umane e tecnologiche, oltre ai dati necessari di pertinenza dell’amministrazione regionale, perché il CRT possa ottemperare al debito informativo nazionale e alla valutazione continua dei risultati, secondo gli standard metodologici nazionali (Indicatori di qualità e Programma Qualità);
l. la valutazione e il supporto alla rete sono attuati mediante un programma di auditing periodico sistematico regionale con l’utilizzo di criteri ed indicatori di qualità ed efficienza condivisi a livello nazionale;
m. il CRT, in collaborazione con gli organismi regionali e gli uffici della qualità, compie analisi sistematiche degli aspetti clinico-assistenziali, socio-sanitari, etici ed organizzativi, con particolare riferimento ad aspetti di novità in ambito epidemiologico e clinico (percorsi dei cerebrolesi, criteri di ammissione e “fine-vita” in rianimazione/terapia intensiva, gravi insufficienze d’organo) ma anche sociale e organizzativo (rete ospedaliera, centralizzazione laboratori, ecc.).

Formazione e informazione
n. Le Regioni e le Province Autonome garantiscono, in collaborazione con il CRT, e in sinergia con le iniziative nazionali, un programma di formazione continua rivolta a tutto il personale coinvolto nel processo di donazione (intensivisti, area critica, laboratori, neurologi, ecc.) anche rispetto a nuove procedure strategiche (cuore fermo, ECMO, perfusione organi) e nuovi ambiti sociali e colturali basato sulla rilevazione dei bisogni espressi dagli operatori e delle criticità emerse (monitoraggio eventi avversi);
o. una efficace strategia d’informazione della popolazione deve essere sviluppata in collaborazione con le associazioni di volontariato e le istituzioni regionali e nazionali.

Livello ospedaliero
Governance
La donazione di organi è correlata alle scelte cliniche, organizzative e terapeutiche dei medici intensivisti, nell'ambito del fine vita, dopo aver assicurato la migliore qualità di cura ai pazienti con lesione cerebrale acuta o gravissima insufficienza cardiocircolatoria. In questo senso, l'attività di coordinamento per il procurement è organizzata in modo attivo e continuativo e deve essere svolta, al netto delle attività amministrative, nel setting clinico di diagnosi e cura in area critica e con valenza multidisciplinare (terapia intensiva, pronto soccorso, neurochirurgia, stroke unit e neurologia).
L'identificazione del soggetto con potenzialità di donazione, è il punto chiave del processo di procurement, è di competenza dei medici di area critica, degli intensivisti, in particolare, e deve essere inserita nelle linee-guida clinico-organizzative nazionali, regionali e locali. La segnalazione del soggetto con potenzialità di donazione, al Coordinamento locale ospedaliero attiva la funzione di coordinamento del processo di donazione; questa ha quindi inizio con l'accertamento di morte che pone termine, in modo definito, al processo di cura del paziente.
Pertanto, assume particolare importanza e valore, nella corretta gestione del processo di donazione il Coordinamento ospedaliero per il procurement (art. 4, comma 4, decreto ministeriale 19 novembre 2015) quale unità operativa, diretta dal Coordinatore locale, in staff alla Direzione sanitaria aziendale, alla cui attività concorre il personale di area critica
Di conseguenza:
a. la donazione di organi deve essere obiettivo strategico di tutti gli ospedali dotati di area intensiva. La Direzione Generale, sulla base delle indicazioni della Regione, esplicita il proprio obiettivo inerente la donazione, definendo obiettivi di incremento o mantenimento dei livello di donazione, per le Unità operative responsabili dell’identificazione, valutazione e trattamento del soggetto con potenzialità di donazione, che diviene elemento costitutivo e di riferimento del sistema premiante e di valutazione. La Direzione Sanitaria, in collaborazione con il Coordinatore (locale) aziendale, misura i risultati e valuta periodicamente l’efficienza del processo di donazione attraverso gli indicatori di qualità, come parte qualificante della normale attività di valutazione delle Unità Operative e del personale dirigente per l’attribuzione del relativo budget;
b. la legge 91/1999 (art. 12) prescrive che le funzioni di coordinamento delle strutture per i prelievi siano svolte da un Medico dell’azienda sanitaria (Coordinatore locale), designato dal Direttore Generale, su proposta del Coordinatore regionale;
c. la “governance” del processo di donazione è assicurata dal Coordinatore locale, che è coadiuvato, per lo svolgimento delle proprie funzioni, in analogia con il livello regionale, dal Comitato aziendale ospedaliero per la donazione di organi e tessuti;
d. il Comitato aziendale, sulla base delle indicazioni della Regione, definisce obiettivi di incremento o mantenimento dei livelli di donazione per le Unità Operative responsabili dell’identificazione, valutazione e trattamento del soggetto con potenzialità di donazione, che diviene elemento costitutivo e di riferimento del sistema premiante e di valutazione. A questo scopo, la Direzione Generale definisce le risorse e gli obiettivi delle strutture e del personale, attribuendo i compiti specifici e facilitandone la cooperazione.

Il Coordinatore locale
Il Coordinatore locale è responsabile, a livello aziendale, dell’attività di procurement, e dirige il Coordinamento ospedaliero per il procurement che è articolato in relazione alle caratteristiche della struttura e del bacino di utenza (Accordo Stato-Regioni del 13 ottobre 2011). Il Coordinamento ospedaliero può comprendere figure professionali diversificate, in particolare, infermieristiche, sulla base delle esigenze cliniche, organizzative e gestionali del processo di donazione.
Al Coordinatore locale, sono assegnati, dalla Direzione Generale in accordo con il CRT, obiettivi gestionali e di risultato, il cui raggiungimento è valutato, periodicamente, sulla base di indicatori condivisi e dell’esito degli audit sistematici condotti dal CRT. Nell’attività di auditing, il CRT può avvalersi anche di esperti indicati dal CNT. Il raggiungimento degli obiettivi minimi definiti e il risultato positivo degli audit costituiscono, pur nell’autonomia di scelta del Direttore Generale dell’Azienda, il prerequisito per il parere favorevole del CRT rispetto alla conferma nel ruolo di Coordinatore.
Al fine di rendere più efficace ed efficiente il ruolo di coordinatore è necessaria, oltre ad una maggiore integrazione funzionale nell’Azienda, la modulazione delle risorse e dei compiti sulla base: delle necessità operative, delle potenzialità di donazione e delle nuove articolazioni organizzative delle Aziende e degli ospedali della regione, nell’ambito dell’emergenza e della diagnosi e cura dei pazienti acuti (con particolare attenzione all’area di terapia intensiva che rappresenta la centralità della gestione dei PDTA e del processo di donazione).

Il Comitato aziendale ospedaliero per la donazione di organi e tessuti
a. Negli ospedali individuati dalla regione come riferimento nel percorso dei gravi cerebrolesi, inclusi i soggetti con ictus ischemico, e delle gravi insufficienze cardiocircolatorie (per il percorso di donazione a cuore fermo), in particolare, se in presenza di Centri di trapianto di organi, è opportuno che venga istituito un “Comitato aziendale ospedaliero per la donazione di organi e tessuti”, presieduto dal Direttore Sanitario, che includa, oltre al Coordinatore locale, i professionisti coinvolti nel processo di donazione e trapianto (i.e. responsabili UOC e Servizi sanitari), oltre ai referenti per le questioni etiche, organizzative, del risk management e della qualità, della formazione e della informazione.
b. Il Comitato sviluppa gli aspetti culturali, di formazione del personale e di ricerca ed ha compiti di indirizzo, garanzia e controllo; il Comitato esercita un ruolo consultivo in staff alla Direzione Generale.
c. Ai lavori del Comitato partecipa, oltre al Coordinatore Regionale Trapianti o suo delegato, Personale del CRT, con competenze inerenti professionalità e aspetti specifici del processo di procurement e trapianto, sia in ambito tecnico che della comunicazione, del risk management e del miglioramento della qualità.
d. Il Comitato coadiuva il Coordinatore locale nella programmazione e attuazione del programma di procurement di organi e tessuti, di formazione ed informazione e di miglioramento della qualità e di risk management, inerente il processo di donazione. Il Comitato armonizza le attività svolte in modo trasversale dalle diverse unità operative dell’ospedale nell’ambito del processo di donazione e trapianto, sulla base di competenze di alta professionalità clinica e gestionale.
d-bis. Ove sia attivo un Dipartimento Trapianti o un Comitato ospedaliero per i Trapianti, la finalità della donazione di organi e tessuti deve essere specificatamente esplicitata (i.e. Comitato ospedaliero per la donazione e trapianti di organi e tessuti) e perseguita con le modalità e la professionalità sopra descritte all’interno del medesimo Dipartimento o Comitato.

Il Coordinamento locale ospedaliero per il procurement 
e. Al fine di consentire al Coordinatore locale lo svolgimento delle sue funzioni, deve essere operativa, in ogni Azienda sanitaria, una equipe/ufficio di Coordinamento locale ospedaliero per il procurement di organi e tessuti, in staff alla Direzione Sanitaria (Coordinamento Ospedaliero/Aziendale, Accordo Stato-Regioni 13 ottobre 2011 e art. 4, comma 4,del decreto ministeriale 19 novembre 2015), la cui responsabilità primaria è garantire che sia intrapreso e gestito, correttamente, il processo di donazione, e, in particolare, l’accertamento di morte con criteri neurologici o cardiaci, la proposta di donazione, la valutazione e mantenimento del soggetto con potenzialità di donazione.
f. Il Coordinamento locale ospedaliero del procurement ha una collocazione autonoma nell’Atto Aziendale come Unità (semplice, dipartimentale o complessa in relazione alle caratteristiche e attività dell’Azienda); la responsabilità del Coordinamento locale ospedaliero del procurement è affidata al Coordinatore locale aziendale.
g. Il Coordinatore locale e il personale del Coordinamento locale ospedaliero sono individuati dal Direttore Generale, in condivisione con il Coordinatore Regionale, sulla base di una documentata attitudine al compito e dei requisiti di formazione e training, secondo standard, definiti a livello nazionale e/o regionale, inclusa l’eventuale certificazione specifica nazionale o europea.
h. Il Coordinamento locale ospedaliero dispone di una sede propria e appropriata ai compiti. Le risorse umane sono proporzionali al potenziale di donazione di organi e/o tessuti, come definito dal CRT, e sono stabilite sulla base di un tempo lavorativo esplicito dedicato medico e/o infermieristico dalla DS.
i. In generale, in tutti i Coordinamenti locali ospedalieri per il procurement, deve essere previsto almeno un Infermiere, con formazione ed esperienza specifica nell’ambito dell’Area Critica e del procurement, che affianca il Coordinatore locale, previsto dalla Legge 91/99; il Coordinamento è collocato in un ufficio attrezzato dal punto di vista delle comunicazioni e della rete informatica con disponibilità di assistenza amministrativa e segretariale.
j. Si raccomanda che gli ospedali, con maggiore potenzialità, possano essere dotati di un’equipe di coordinamento medico-infermieristica che permetta un monitoraggio continuo e una risposta 24/24 ore ad ogni segnalazione di paziente, con potenzialità di donazione di organi e tessuti.
k. Negli ospedali con minore potenzialità di donazione di organi, è di particolare rilevanza il ruolo del Coordinamento ospedaliero locale per le attività di donazione delle cornee e di tutti i tessuti, nonché per le attività di donazione a cuore fermo e da vivente.
l. Per le componenti infermieristiche è raccomandabile una funzione a tempo pieno, mentre, per la componente medica, può essere indicato anche un part-time definito all’interno dell’ orario di servizio con possibilità codificate di extra-time in base alle esigenze di continuità nel coordinamento dell’intero processo di donazione (il Coordinatore part-time mantiene l’afferenza alla propria unità operativa ma agisce in staff alla Direzione Sanitaria nella funzione specifica).
m. Negli ospedali con maggiori potenzialità di donazione di organi o, laddove sia operativo un programma di donazione a cuore fermo, è raccomandabile una funzione a tempo pieno sia per la componente medica di coordinamento che per la componente infermieristica.
n. Ove la rete ospedaliera e i percorsi di diagnosi e cura fossero organizzati per aree con ospedale Hub di riferimento con funzioni di centralizzazione (e/o dipartimenti interaziendali), è opportuno prevedere una modulazione in termini di risorse, personale e compiti delle strutture di coordinamento.
o. In linea generale, negli ospedali di riferimento (DEA di II livello/centralizzazione con modello Hub e Spoke/dipartimenti interaziendali) (Allegato I), i Coordinamenti locali dovrebbero acquisire la connotazione di Coordinamenti di Area/Interaziendali (Area Vasta, laddove esista) per la donazione, con la funzione di assicurare la collaborazione tra gli ospedali della rete nell’identificazione dei soggetti con potenzialità di donazione.
p. Il Coordinamento di Area/interaziendale assicura la collaborazione della rete dell’emergenza e degli ospedali nel collocare il processo di donazione all’interno dei percorsi di diagnosi e cura e garantire la piena operatività delle operazioni di procurement in tutte le strutture nell’arco delle 24 ore (Allegato I).
q. Stante le funzioni e i compiti assegnati al coordinatore locale (Accordo Stato-Regioni del 21 marzo del 2002) e le caratteristiche del Coordinamento locale ospedaliero, come definito nell’Accordo Stato-Regioni del 13 ottobre 2011, si raccomandano i seguenti punti operativi e requisiti di funzionalità:
1. il Coordinamento locale ospedaliero per il procurement opera secondo standard operativi ed obiettivi concordati con la Direzione Sanitaria e il CRT ed è diretto dal Coordinatore locale aziendale, che è il responsabile delle attività di donazione e procurement di organi e tessuti a livello aziendale.
2. Il Coordinatore locale e il personale del Coordinamento locale ospedaliero vengono sottoposti a regolare verifica e valutazione di risultato; Il CRT fornisce supporto alla Direzione Sanitaria nell’attività di valutazione dei risultati sulla base dei criteri ed indicatori di qualità regionali e nazionali.
3. Il Coordinamento locale ospedaliero per il procurement, in collaborazione con la Direzione Sanitaria e il Comitato aziendale ospedaliero per il procurement, assicura, ad integrazione dei programmi regionali inerenti alla donazione di organi e tessuti, l’informazione e la formazione continua “sul campo” per il personale dell’ospedale, del 118 di riferimento e degli hospice.
4. Il personale del Coordinamento locale ospedaliero partecipa al programma di formazione continuo regionale inerente gli aspetti tecnici, gestionali, comunicativi e di risk management di tutto il processo di donazione e favorisce la partecipazione ad iniziative di formazione specifiche di tutto il personale dell’ospedale coinvolto nella donazione.
5. Il personale del Coordinamento locale ospedaliero svolge attività di aiuto della famiglia del soggetto con potenzialità di donazione, avvalendosi anche di psicologi afferenti al coordinamento che prendano in carico gli aspetti più critici della comunicazione e del supporto alle famiglie e agli operatori, anche a lungo termine, generando una favorevole ricaduta sull’intera attività in terapia intensiva.
6. Il Coordinamento locale ospedaliero mette in atto all’interno e all’esterno dell’ospedale un sistema di informazione e sensibilizzazione inerente alla donazione di organi e tessuti, in sinergia con le associazioni di volontariato per l’informazione dei cittadini, in particolare, rispetto alla dichiarazione di volontà, esercitando, in collaborazione con il Comitato ospedaliero, la funzione di “opinion leader” nell’ambito della comunità di riferimento per gli aspetti della donazione e del procurement di organi e tessuti.
7. Il Coordinamento locale ospedaliero segnala tempestivamente ogni evento avverso e partecipa al processo di auditing e di definizione delle attività correttive. Il coordinamento locale ospedaliero attua il monitoraggio prospettico dei soggetti con potenzialità di donazione sulla base di standard metodologici e dei sistemi informatici regionali e nazionali.
8. Il Coordinatore locale, in condivisione con la Direzione Sanitaria, il Comitato ospedaliero e il CRT, definisce annualmente i percorsi di miglioramento della qualità e i relativi progetti per l’ospedale all’interno della rete regionale.

Requisiti funzionali del processo di “donazione di organi” in ospedale

Identificazione e segnalazione del donatore di organi
a. Il processo di donazione è trasversale a gran parte delle unità operative e dei servizi dell’ospedale.
b. L’identificazione del soggetto con potenzialità di donazione, di cui sia stata accertata la morte con criteri neurologici o cardiaci, e la segnalazione dello stesso come donatore, costituiscono il punto più critico del processo e il punto di partenza del programma di garanzia della qualità (Quality Assurance).
c. All’obiettivo di identificazione e segnalazione di soggetti con potenzialità di donazione, definito ed assegnato dalla Direzione, concorrono il personale dell’area critica (pronto soccorso, rianimazione/terapia intensiva, stroke unit, sale operatorie, ecc.), i medici esperti referenti (vedi punto 3.d) e l’equipe del Coordinamento locale ospedaliero per il procurement, facilitando anche l’introduzione di criteri di alert e di sistemi di segnalazione automatica su base informatica (cartella clinica elettronica).
 

Medici esperti del procurement referenti per l’identificazione e trattamento del donatore di organi
Al fine di coadiuvare il Coordinatore locale aziendale e il personale del Coordinamento locale ospedaliero, è necessario l’ausilio di medici esperti, presenti nell’arco delle 24 ore, nelle diverse articolazioni dell’ospedale per le funzioni essenziali di identificazione e trattamento del soggetto deceduto con potenzialità di donazione, prima e durante il processo di accertamento di morte. A questo scopo, si riportano le seguenti raccomandazioni:
d. In ogni ospedale, sono individuati, dalla Direzione Sanitaria, d’intesa con il Coordinamento regionale e con i Direttori di Dipartimento e di Unità Operativa Complessa, Medici esperti del procurement (MEP), nell’ambito dei singoli percorsi clinici nei quali svolgono la propria funzione (rianimazioni/terapie intensive, stroke unit, pronto soccorso, emodinamica, trauma unit, ECMO unit, ecc.); i MEP possono essere affiancati da infermieri con specifica formazione in area critica ed esperti nella gestione di PDTA e del processo di donazione.
e. I MEP costituiscono il riferimento per gli operatori presenti nelle proprie strutture e sono responsabili del percorso di identificazione dei soggetti con lesione cerebrale acuta severa (percorso DBD) e grave insufficienza cardiocircolatoria (percorso DCD) e della segnalazione tempestiva, al personale del Coordinamento locale ospedaliero per il procurement, con procedure e standard operativi approvati dal Coordinatore (locale) aziendale, dalla Direzione Sanitaria e dal CRT.
f. I MEP, il coordinatore locale aziendale e la Direzione Sanitaria definiscono i percorsi e le procedure di trattamento in ospedale dei soggetti con lesione cerebrale acuta severa con possibile evoluzione verso l’accertamento di morte con criteri neurologici o cardiaci, in seguito a limitazione di trattamento per futilità in terapia intensiva.
g. I MEP, il Coordinatore locale (aziendale) e la Direzione Sanitaria, definiscono anche i percorsi e le procedure di cura dei pazienti con arresto cardiaco o gravissima insufficienza cardiocircolatoria, possibili donatori in asistolia, monitorando, in particolare: 1) i soggetti con arresto cardiaco inatteso intrattabile, provenienti dall’esterno e dall’interno dell’ospedale; 2) i soggetti con arresto cardiocircolatorio terminale atteso in rianimazione/terapia intensiva; 3) i soggetti in trattamento con ECLS/ECMO.
g. Negli ospedali, in cui è programmata o già attiva la donazione a cuore fermo, i medici referenti del programma DCD sono responsabili della tempestiva segnalazione del soggetto con potenzialità di donazione, al Coordinamento locale ospedaliero per il procurement, e partecipano alle procedure di accertamento di morte con criteri cardiaci e di preservazione della funzionalità degli organi.

Obiettivi perseguibili nel periodo 2018-2020
• Implementazione di criteri di qualità e standard minimi in tutte le Regioni e le Province Autonome di Trento e Bolzano.
• Utilizzo, anche in sede di monitoraggio dei LEA, degli indicatori di qualità di cui all’Allegato II.
• Raccolta dati on line dei soggetti con potenzialità di donazione di organi.
• Accertamento e valutazione dei soggetti con potenzialità di donazione, con particolare riguardo alla fascia di età maggiore di 65 anni in tutte le Regioni e le Province Autonome di Trento e Bolzano.
• Valorizzazione del trattamento del soggetto con potenzialità di donazione di organi in terapia intensiva.
• Studio e implementazione di nuove tecniche di preservazione degli organi in vivo ed ex vivo.
• L’obiettivo di procurement di organi per le regioni e PAA con tassi attualmente inferiori a 20 donatori procurati per milione di popolazione è raggiungere tale valore entro il triennio; per le Regioni con tassi attualmente superiori a questo valore costituisce obiettivo del triennio un incremento del 5% rispetto ai valori registrati a fine 2017.
• Studio di modelli innovativi di supporto al processo di donazione.
• Valutazione di fattibilità ed eventuale programmazione della donazione a cuore fermo in tutte le regioni e le Province Autonome d Trento e Bolzano.
• Attivazione di programmi di donazione a cuore fermo nelle aziende ospedaliere, aziende ospedaliere universitarie, IRCCS e aziende di alta specialità per il trattamento ECLS dei pazienti con grave insufficienza cardiocircolatoria acuta.  

Nota

*società italiana trapianti d’organo (sito), società italiana di nefrologia (sin), società italiana anestesia, analgesia, rianimazione e terapia intensiva (siaarti), associazione nazionale infermieri di area critica (aniarti), società italiana banche degli occhi (sibo),associazione italiana di immunogenetica e biologia dei trapianti (aibt), associazione italiana per la donazione degli organi (aido), associazione nazionale emodializzati e trapiantati (aned).


ALLEGATI




ALLEGATO I

Ipotesi per nuovi modelli di supporto al processo di procurement di organi
Le regioni e i CRT studiano, definiscono e programmano, sulla base della realtà strutturale, organizzativa ed economica, nuovi modelli di supporto al processo di procurement di organi. Le finalità comuni per lo sviluppo di nuovi modelli operativi devono essere l’aumento di funzionalità, qualità, sicurezza e sostenibilità del processo di donazione di organi e tessuti. È possibile prevedere:
a. che siano favoriti in generale meccanismi Interaziendali nel processo di donazione di organi;
b. che siano istituiti Coordinamenti interaziendali/di Area per il procurement (Area Vasta, Area Provinciale, Dipartimento interaziendale) in ogni Regione in cui siano presenti in particolare ospedali Hub e Spoke, con la funzione di assicurare la collaborazione in rete tra aggregati di più ospedali nel processo di donazione e garantire uniformità e piena operatività delle operazioni di procurement dei singoli ospedali nell’arco delle 24 ore. Il Coordinatore locale (aziendale) dell’ospedale Hub è il responsabile del Coordinamento interaziendale/di Area;
c. che i Coordinamenti ospedalieri degli ospedali Hub con Trauma Center e/o Neurochirurgia d’urgenza/Neuroradiologia interventistica svolgano la funzione di Coordinamento interaziendale/di Area (Vasta, Provinciale) con il compito di garantire le operazioni di procurement su ampie casistiche centralizzate, di assicurare la programmazione e controllo di qualità di area nell’ambito dei singoli PDTA funzionali al procurement, di fornire supporto operativo e di assicurare in collaborazione con gli ospedali di riferimento la ricerca e la innovazione.
d. Negli ospedali di rete devono essere presenti Coordinatori (locali) e/o operatori medici (esperti del procurement) e infermieristici di riferimento in funzione:
– del soggetto con potenzialità di donazione, di organi e/o tessuti
– dei percorsi di diagnosi e cura codificati in raccomandazioni e procedure regionali di trattamento del grave cerebroleso, incluso l’ictus ischemico
– dei percorsi di cura dei soggetti con grave insufficienza acuta cardiocircolatoria
– delle procedure di fine vita sia per i pazienti con patologia cerebrale acuta che per i pazienti in area critica e terapia intensiva.
e. Al fine di non interferire o competere con le altre attività istituzionali di diagnosi e cura di tutti i pazienti acuti e di gestire al meglio tutte le fasi del processo di donazione e la relazione di aiuto alla famiglia, possono essere attivate, per i soggetti sottoposti ad accertamento di morte e valutazione di idoneità clinica e per la durata del processo di donazione, aree di assistenza intensiva con personale reperibile o in pronta disponibilità al di fuori dell’orario di servizio.
f. I Coordinamenti di Area, i Dipartimenti interaziendali o il CRT organizzano team a valenza sovraziendale/regionale che integrano, in caso di necessità, le eventuali carenze tecniche metodologiche e di personale delle strutture afferenti (in particolare laddove vi siano ospedali in difficoltà per l’accertamento di morte e per la gestione del processo di donazione (per gli aspetti tecnico-diagnostici) e per il prelievo, il confezionamento, l’eventuale perfusione e il trasporto degli organi).
g. Il CRT può assicurare direttamente o tramite convenzioni con strutture del SSR l’esecuzione delle indagini previste per la valutazione di idoneità del soggetto con potenzialità di donazione, e, con il contributo di laboratori specialistici, le indagini immunologiche e di istocompatibilità necessarie per l’allocazione degli organi.
h. Le singole Regioni e Province Autonome di Trento e Bolzano, attraverso il CRT e sulla base di criteri nazionali condivisi dal CNT ed eventualmente definiti all’interno di un accordo Stato-Regioni, possono definire una strategia mirata alla disponibilità, sostenibilità ed efficienza delle nuove tecniche di preservazione e ricondizionamento degli organi, sia nell’ambito della donazione DBD che in quella DCD a cuore fermo.



ALLEGATO II

Indicatori di qualità
Gli indicatori di qualità, di seguito riportati, tendono a valutare l’aderenza a due criteri:
1. la donazione di organi è attività istituzionale delle strutture sanitarie e obiettivo essenziale dei SSR;
2. tutti i soggetti che presentano i criteri di ME devono essere sottoposti ad accertamento di morte con criteri neurologici.
Gli indicatori correlati sono:
• numero di accertamenti con criteri neurologici per milione di popolazione per anno (pmp);
• numero di donatori procurati per milione di popolazione per anno (pmp);
• rapporto (%) tra numero di accertamenti con criteri neurologici e decessi con lesione cerebrale acuta in rianimazione/terapia intensiva (DLCA), identificati come di seguito riportato.

Si raccomanda la rilevazione del timing del decesso (degenza in rianimazione/terapia intensiva) e dell’età: il valore dell’indicatore calcolato per i decessi entro 3-7-15 giorni e per classe di età permette una migliore analisi del processo e la comparazione con i dati nazionali (i.e. Registro decessi cerebrolesi in rianimazione/terapia intensiva) ed internazionali (i.e. Progetto EU ACCORD).

Altri indicatori suggeriti alle Regioni sono:
a. numero di accertamenti con criteri neurologici in rapporto al numero di posti letto intensivi/anno (in ospedali con e senza neurochirurgia, stroke unit, neuroradiologia interventistica);
b. totale dei decessi con lesione cerebrale acuta (DLCA) in ospedale, per reparto, fascia di età e di degenza (timing del decesso);
c. rapporto tra decessi con lesione cerebrale (DLCA) e totale dei decessi in rianimazione/terapia intensiva.
Si può utilizzare il numero dei decessi totali nella regione e/o in ospedale al denominatore degli indicatori in luogo della “popolazione residente” in quanto la Popolazione residente può essere un proxy meno appropriato nella comparazione tra Regioni/Paesi in termini di risultati di donazione quando se ne valuti l’efficienza del processo).

Codici ICD-9 CM (versione 2007) utilizzati a livello internazionale per indicare la lesione cerebrale acuta come causa o concausa di decesso. Da individuarsi nella SDO quale diagnosi principale o prima diagnosi secondaria
191  Tumori maligni dell’encefalo
192  Tumori di altre e non specificate parti del sistema nervoso
225  Tumori benigni dell’encefalo e delle altre parti del sistema nervoso
320  Meningite batterica
323  Encefalite, mielite ed encefalomielite
348.1 Danno encefalico da anossia
348.4 Compressione dell’encefalo
348.5 Edema cerebrale
430 Emorragia subaracnoidea
431 Emorragia cerebrale
432 Altre e non specificate emorragie intracraniche
433 Occlusione e stenosi delle arterie precerebrali
434 Occlusione delle arterie cerebrali
800 Frattura della volta cranica
801 Frattura della base cranica
803 Altre e non specificate fratture di cranio
804 Fratture multiple relative al cranio o alla faccia unitamente con altre ossa
851 Lacerazione e contusione cerebrali
852 Emorragia subaracnoidea, subdurale ed extradurale consecutive a traumatismo
853 Altre e non specificate emorragie intracraniche consecutive a traumatismo, senza menzione di ferita intracranica esposta
854 Traumatismi intracranici di altra o non specificata natura.



ALLEGATO III

Percorso di elaborazione e condivisione del Documento
1. Gruppo di Lavoro della Consulta Tecnica Nazionale Trapianti  settembre 2015
• Call conference e documenti preliminari
settembre-ottobre 2015
• Documento in bozza elaborato da:
F Procaccio, A Peris, N Torlone, V Malcangi,
S Vesconi
 gennaio-febbraio 2016
• Contributi per la revisione del Documento:
A Nanni Costa, V Sparacino, F De Pace, PP Donadio, G Feltrin, R Peressutti, G Sangiorgi  Marzo 2016
2. Presentato in Consulta il 10 febbraio 2016
3. Inviato ai Membri della Consulta marzo 2016
4. Inviato per condivisione alle Società Scientifiche, Organizzazioni e Associazioni volontariato  marzo 2016
Contributi per la revisione del Documento: SITO, ANIARTI, SIBO, AIBT, AIDO, SIAARTI  giugno 2016
5. Presentazione bozza finale nella Riunione congiunta CNT e Consulta luglio 2016


Documenti di riferimento:
• World Health Organization. Organ donation and transplantation: striving to achieve self-sufficiency.  3rd global WHO consultation. Madrid, March 2010. Transplantation 2011; (Suppl 11): S27-S114.
• Delibera Giunta Regionale Lazio 22 aprile 1999, n. 2069.
• Delibera Giunta Regionale Toscana del 31 marzo 2014, n. 271 e Delibera Giunta Regionale Toscana 25 maggio 2015 n.662.
• Progetto EU ACCORD Final Report 2015.
• Progetto EU ODEQUS Final Report 2013: Quality Criteria and Quality Indicators.
• Good practices guidelines in organ donation. http://www.ont.es/publicaciones/Documents/VERSIÓN INGLESA MAQUETADA_2.pdf
• UK Strategy to 2020. www.nhsbt.nhs.uk/to2020/resources/nhsbt_organ_donor_strategy_long.pdf
• DCD Position Paper – Documento operativo DCD. http://trapianti.net/normativa/la-donazione-di-organi-e-la-donazione-e-banking-di-tessuti-e-cellule/donazione-da-cadavere/
• Resolution CM/Res(2015)10 on the role and training of critical care professionals in deceased donation. Available at:https://www.edqm.eu/sites/default/files/resolution_cmrs_201510_role_and_training_critical_care_professionals_in_deceased_donation.pdf
• 6th edition of the Guide to the quality and safety of organs for transplantation. Council of Europe, 2016.